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Musica liquida e Hi-Fi: i migliori servizi streaming per la musica Hi-res on demand

musica liquida

Un chiarimento, prima di cominciare: dicasi “musica liquida” qualsiasi brano fruibile senza supporto fonografico tradizionale (CD, vinile oppure nastro). Parliamo quindi di brani musicali presenti come file digitali nei nostri hard disk, in una scheda di memoria, in una chiavetta USB o, ancora, in un riproduttore portatile come qualsiasi lettore MP3. I PC configurati per la riproduzione musicale sono una soluzione eccellente, nonostante i DAC integrati siano scadenti (scheda audio del PC), e dunque ne venga richiesto l’acquisto di uno esterno, e nonostante il rumore emesso dalle ventole per il raffreddamento. Anche per questo, Ricable ha progettato il suo cavo USB, così da dare anche ai fruitori della musica liquida Hi-Fi un adeguato supporto.

Cenni di musica liquida

Il boom della musica liquida in Italia e nel mondo è avvenuto nei primi anni Duemila, anche se la terminologia “musica liquida” ha preso piedi solo verso il 2006, sia presso la stampa specializzata che presso gli ascoltatori. Il primissimo lettore MP3 risale a quasi un decennio prima, però. Il primo a essere commercializzato è stato l’MPMan F10, presentato nel marzo 1998 alla fiera CeBIT dalla compagnia sudcoreana Saehan Information Systems e commercializzato dalla Either Labs nell’estate seguente al prezzo di 250 dollari con (gli oggi ridicoli) 32 MB di memoria flash.

Inutile girarci intorno. Al di là degli insindacabili pregi che la musica liquida può avere, come un guadagno di spazio oggettivo e una portabilità totale, a favorire in maniera drastica la sua diffusione è stata la condivisione, illegale, tra utenti. Piattaforme di scambio peer-to-peer come Napster, Audiogalaxy, LimeWire ed eMule hanno avuto vita facile, raggiungendo risultati strabilianti e ossature invidiabili. Basti pensare “al mulo”, capace di vantare un’interfaccia intuitiva e semplice, una localizzazione in quaranta lingue diverse, una community tuttora attiva nel mantenerlo vivo e un numero di download (aggiornato al 2017) pari a quasi settecento milioni.

emule

Ma come possono esistere, alla luce del sole, strumenti come questi? Possono proprio grazie al fatto di attaccarsi al loro essere “strumenti”. Questi sono programmi che sono semplicemente indicati per la condivisione di file. Poi, che gli utenti ne facciano un uso illegale, è un altro discorso, e questo non può essere imputato al programma di cui fanno uso. Ma, al massimo, ai singoli utenti stessi. La logica è, in effetti, inattaccabile, poiché a nessuno verrebbe mai in mente di chiudere WhatsApp, Facebook, Google Drive o Dropbox nel caso in cui gli utenti si scambiassero materiali coperti da copyright.

In ogni caso, con il passare del tempo, l’evolversi delle tecnologie e un’offerta molto più accessibile rispetto al passato per l’utenza, basata sulla disponibilità di cataloghi interi in cambio di un esiguo costo mensile, la diffusione delle piattaforme per l’acquisto o l’ascolto legale dei file si è radicata sempre più in profondità.

Musica liquida e Hi-Fi? I tempi sono maturi

La musica liquida ha preso piede grazie a “vie traverse”, quindi. Ma alcuni vantaggi sono innegabili. Pensiamo alla comodità di non dovere cambiare CD o vinile (specie quando se ne possiede centinaia o migliaia), alla trasversalità della sorgente di riproduzione, alla condivisione dei brani musicali con altre periferiche su rete LAN locale o tramite NAS (Network Attached Storage), alla possibilità di creare playlist personalizzate (le care, vecchie compilation… ma su misura per noi), alla certezza di potere riprodurre infinite volte un brano senza timore di deteriorarlo. E a tanto altro ancora. Come ad esempio la possibilità, tutt’altro che banale, di scoprire nuovi artisti grazie ai suggerimenti di un qualsiasi servizio on demand di musica liquida Hi-Fi.

Ciò con cui la musica liquida non ha mai fatto davvero rima, fino a poco tempo fa, è stata la qualità. Vuoi per connessioni decisamente più lente rispetto a quelle attuali, per spazi di archiviazione ridotti o per condividere il più velocemente possibile i file con amici e parenti. Una situazione speculare a tutto ciò (internet veloce, pen drive USB da centinaia di GB acquistabili a poco prezzo e servizi legali che hanno saputo intercettare le necessità degli ascoltatori con offerte competitive) ha finalmente aperto le porte della musica liquida agli audiofili.

musica liquida hi-fi

Come? Grazie alla progressiva diminuzione dei file inizialmente più diffusi, compressi o lossy (MP3, AAC, Ogg e così via) rispetto a quelli nativi (WAV), in favore di quelli compressi senza perdita o addirittura non compressi o lossless (pensiamo al formato FLAC, capace, tramite una raffinata codificazione, di mantenere inalterata la qualità WAV, pur riducendone lo spazio occupato). Nei file compressi vengono eliminate tutte quelle frequenze audio non fondamentali per il messaggio complessivo. A beneficiarne drasticamente sarà lo spazio occupato su hard disk, ma tutte quelle sfumature, neanche troppo sottili, tipiche della fase di incisione della musica, saranno eliminate. I file non compressi, invece, godono di risoluzioni e campionamento che vanno ben oltre quelle dei CD, quindi, almeno qualitativamente, sono oggettivamente migliori di questi ultimi.

In generale, vengono considerate eccellenti le incisioni a 24 bit/96 kHz e a 24 bit/192 kHz. Il massimo livello di qualità audio si raggiunge però con i file in formato WAV DXD a 24 bit/352 kHz. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che questi valori non sono gli unici. È sempre opportuno verificare che i file stessi non siano il sovracampionamento eseguito da normale materiale in qualità CD, ma che invece le incisioni siano state effettuate direttamente dal master originale.

I servizi di musica Hi-Fi in streaming on demand

Parliamo ora delle piattaforme per la riproduzione di musica liquida Hi-Fi on demand in streaming. Con queste non ci riferiamo ai software preinstallati su PC Windows o Mac (rispettivamente Windows Media Player e iTunes), utili a riproporre file audio che abbiamo salvati in locale. Per programmi di questo tipo – ne esistono tantissimi, anche gratuiti – ci sarebbe da fare un discorso a parte. Con alcuni di questi è anche possibile convertire la propria collezione su CD, così da non doverli acquistare nuovamente. Alcuni permettono addirittura di digitalizzare i propri vinili in HD usando schede di acquisizione con convertitori analogico-digitale di alta qualità.

Venendo al dunque, la piattaforma streaming on demand migliore per un audiofilo amante dell’Hi-Fi è sicuramente Tidal. La qualità del suono è attualmente inarrivata (ma non inarrivabile) dalla concorrenza, l’interfaccia è molto intuitiva, la libreria vanta attualmente più di sessanta milioni di brani (di cui quasi duecentomila in alta definizione), l’app è disponibile per iOS, Android e desktop, anche se volendo si può fare pure affidamento anche sul semplice browser tramite web player. Infine ci sono due tipi di abbonamenti. Quello più costoso non supera i venti euro mensili, con la possibilità di sottoscrivere un abbonamento per famiglie risparmiando ulteriormente. È prevista anche l’opzione della prova gratuita di trenta giorni. Al momento, non c’è motivo per cui un audiofilo debba scegliere altro.

spotify apple music tidal

Un concorrente valido è Spotify. È quello che consiglieremmo senza dubbio a chiunque sia un amante della musica, ma non un audiofilo. L’interfaccia è buona, la qualità discreta, ma soprattutto, e in questo è superiore anche a Tidal, Spotify vanta un sistema di creazione di playlist in base ai nostri gusti superlativo, capace di farci conoscere artisti che ameremo. Valido è anche Apple Music, in esclusiva per i clienti della Mela. Soffre però di un problema strutturale: ha tutto ciò che offre Tidal, ma tutto ha qualche dettaglio in meno. La qualità della musica è buona, ma non come quella di Tidal; l’interfaccia è valida, ma è comunque un gradino sotto quella di Tidal; e così via. E questo senza aggiungere nulla, come invece fa Spotify, che è inferiore a Tidal in tanti aspetti, ma almeno ha un singolo motivo per farsi preferire (la possibilità di scoprire nuova musica).

È questo il discorso a cui hanno pensato i creatori di Primephonic, che presidia il genere della musica classica. Vanta anche funzionalità ad hoc per chi è un principiante e vuole cominciare a conoscerla. Ha un catalogo di minor volume rispetto alla concorrenza, ma se siete amanti della musica classica (e solo di quella), Primephonic è la scelta giusta. Magari affiancandolo a un’altra piattaforma un po’ più “flessibile”. Per Amazon Music Unlimited il discorso è simile ad Apple Music: il servizio è ottimo, ma non ci sono motivi validi per preferirlo, se non, forse, una compatibilità cross-platform estesa. Il servizio on demand Amazon infatti funziona anche con smart TV, auto e, chiaramente, Amazon Echo. Lo consigliamo a chi è un cliente Amazon affezionato e già gode dei vari Prime, Video e simili. Così da non spezzettare troppo i propri abbonamenti e magari godere di qualche offerta legata alla fedeltà.

Chiudono la nostra rassegna Deezer, che punta anche sui podcast; Qobuz, utilizzabile senza sottoscrivere un abbonamento; e YouTube Music che, con poca sorpresa, punta molto sulle clip musicali senza però convincere sul fronte qualitativo.

Conclusioni

Insomma, la commistione tra tradizione e innovazione è totale. E gli sviluppi in questo senso potrebbero essere uno dei temi più caldi del prossimo futuro in ambiente Hi-Fi. Basti pensare al ritorno di fiamma del vinile classico e ai nuovi giradischi, sempre più spesso dotati di connessione Wi-Fi e gestibili da smartphone. Periferiche che supportano nativamente i servizi di streaming musicale sono, invece, già il presente. La musica liquida Hi-Fi sta convincendo sempre più gli audiofili e assumerà sempre più importanza anche presso questo tipo di pubblico, tradizionalmente scettico e diffidente. Abbiamo progettato i nostri cavi USB per arrivare preparati al futuro. È possibile dare loro un’occhiata cliccando il bottone sottostante.

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