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Aumento dei costi delle materie prime, le quotazioni arrivano alle stelle

materie prime rame

Per cause non ancora del tutto chiare, ma imputabili, con tutta probabilità, alla pandemia da Covid-19, l’aumento dei costi delle materie prime è stato vertiginoso. Il caso più clamoroso? Il ferro, senza dubbio. Nel solo mese di maggio, il rincaro è stato del 15,4%; se si considera l’aumento da novembre 2020, il rincaro è del 150%. Al ferro hanno fatto e stanno facendo seguito, in maniera più o meno simile, praticamente tutte le materie prime, senza eccezioni. È solo un periodo passeggero? Parrebbe di no. L’aumento dei prezzi, che va avanti da mesi, ormai, sembra destinato a proseguire inesorabile almeno per tutto il 2021. Tanto che anche Ricable si troverà costretta ad aumentare i prezzi del proprio listino.

Le cause dell'aumento dei costi delle materie prime

L’aumento del costi delle materie prime è ascrivibile al periodo assolutamente “straordinario” – nel senso di fuori dagli schemi consolidati – che abbiamo vissuto nell’ultimo anno e mezzo. Quello legato alla pandemia da Covid-19, alle mascherine obbligatorie e alla privazione di tante libertà che ritenevamo scontate ma che, così scontate, forse non erano. Che cosa sta succedendo, negli ultimi tempi? Complici le riaperture, la domanda di beni e di consumi sta lentamente tornando alla normalità. Questo ha portato chiaramente a un aumento della produzione, per adeguarsi alla domanda. Chi produce ha dovuto ordinare “in quantità pre-Covid” le materie prime di cui ha bisogno. Magari non solo nella misura in cui gli servono oggi. Piuttosto nella misura in cui gli serviranno nei mesi a venire. La crescita della domanda, unita al desiderio di riempire i magazzini per il futuro, per il rapporto elementare che da sempre mette in relazione la domanda all’offerta, e viceversa, ha causato l’aumento dei costi delle materie prime.

Magazzino

Quali sono i settori colpiti dall'aumento dei costi?

Nonostante il problema sia dannatamente complesso, la risposta alla domanda: «Quali sono i settori più colpiti?» è incredibilmente semplice: tutti. Qualcuno più di altri, questo è chiaro. Considerato il fatto che ad avere gli aumenti di prezzo maggiori sono stati, secondo l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), metalli, materie plastiche derivate dal petrolio, calcestruzzo e bitumi, a essere più colpito da tutti questi rincari è il settore dell’edilizia. Il problema è che anche gli oggetti più comuni e necessari nascondono materiali che non ci aspetteremmo. Pensiamo a materiali magari meno noti rispetto al ferro, come ad esempio i semiconduttori.

PlayStation 5

Il curioso caso dell'industria tecnologica e di quella automobilistica

La carenza di semiconduttori ha seriamente messo in difficoltà l’industria tecnologica e quella automobilistica. Un oggetto diventato familiare ormai in qualsiasi famiglia italiana, come la PlayStation di Sony, è diventata quasi introvabile nella sua quinta reincarnazione. “Colpa” dell’industria dei microchip, abituata a lavorare perennemente a ridosso delle scadenze. Sia per contenere i costi di immagazzinamento sia perché schiava del nuovo, dato che la maggior parte dei nuovi dispositivi “non è più nuovo” dopo un anno, se non addirittura qualche mese. Da qui la scelta di non fare mai grande scorte, vista la necessità di guardare avanti e pensare sempre al modello di chip successivo. Questa mancanza cronica di prodotti in magazzino ha fatto sì che, non appena la domanda aumentasse di nuovo, il sistema implodesse. Per fare un esempio più vicino alle tematiche che trattiamo di solito, anche marchi Hi-Fi illustri come Marantz, Cambridge Audio e tanti altri sono nella stessa situazione di filiera in affanno continuo. Un altro esempio illustre, stavolta in campo automobilistico, è quello della Peugeot 308. La crisi del chip ha avuto il risvolto (clamoroso, almeno nel 2021) che la 308 corrente della Casa del Leone vedrà sostituta l’attuale strumentazione digitale con dei più classici quadranti analogici.

Aumentano anche i trasporti

Il fatto che a essere aumentato sia anche il petrolio, ha fatto lievitare i costi e dilatare i tempi relativi al trasporto, come se non bastasse. Questo per il motivo che abbiamo detto prima. Se la domanda cresce, l’offerta cresce di prezzo; se la domanda scende, l’offerta scende. Soprattutto durante i lockdown più aggressivi l’utilizzo dei trasporti si è ridotto ai minimi termini, con un calo del valore del petrolio importante. La cosa esattamente opposta sta succedendo ora, con sempre più persone che stanno tornando allo stile di vita pre-Covid. Esattamente l’opposto di quanto successo con i prodotti tecnologici, che hanno avuto un boom incredibile anche per settori da anni in depressione (come quello dei computer fissi) proprio durante il primissimo lockdown, complici smart working, conference call e simili.

Al mondo manca tutto. E Ricable?

Le cause di questo rincaro, però, potrebbero venire anche da altre parti. In una lunga analisi pubblicata su Bloomberg, a cura di Brendan Murray, Enda Curran e Kim Chipman, si nota come l’incidente avvenuto a marzo presso il Canale di Suez potrebbe avere aggravato le cose. Ad avere contribuito ci potrebbero anche essere il cambiamento climatico, e tutto ciò che questo comporta, e l’enorme blackout in alcuni stati americani lo scorso febbraio. Tutti sono però vittime dei rincari, anche solo rispetto all’anno scorso: il grano è aumentato del 12%; la soia del 15%; il legno per pallet del 20%; il nichel e lo zinco del 51%, mentre il rame del 47%. Come sapranno bene i nostri clienti, i cavi Ricable sono il frutto di un lavoro che richiede materiale purissimo e metalli rari. Questo fa sì che con tutta certezza, dal 1° agosto, dovremo ritoccare verso l’alto il nostro listino prezzi, dopo averlo lasciato intatto da più di quattro anni. Una bella occasione, magari, per approfittare ora dei prezzi attualmente in vigore. Date un’occhiata al nostro catalogo!

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